Cronaca di un trasloco pieno di peripezie
Ciao a tutti! Eh sì, lo so, sono sparita per un po’, ma ho una buona scusa: il trasloco!
Cronaca di un trasloco pieno di peripezie…
Abbiamo fatto le nostre belle valigie e ci siamo trasferiti a Ferrara dopo quasi 4 anni in Germania. Un cambiamento abbastanza radicale visti i ritmi completamente diversi qui. Qualche giorno fa ho finalmente aperto l’ultimo scatolone e ora abbiamo una sorta di ordine nel nostro nuovo appartamento. Che faticata però, mamma mia. Le case in Germania sono enormi, davvero, e gli affitti sono bassi, almeno dove vivevamo noi, quindi avevamo una villetta bifamiliare con mega giardino (stagno con i pesciolini incluso, non scherzo!), mentre qui stiamo in un appartamento di circa 55 m² (in tre: io, mio marito Andrea e la nostra bambina, Carlotta Anna, di 4 anni e mezzo).
È ovvio che nella casa a Gangelt (il paesino dove vivevamo) ci eravamo comodamente allargati (anche se all’inizio avevamo promesso di non farlo; promesse da marinaio) e trovare il posto a tutte le nostre cose, avendo a disposizione circa la metà dello spazio, non è stato un gioco da ragazzi. Inutile dire che il nostro garage è stra colmo di roba fino al soffitto e che non entrerebbe uno spillo, neanche se avessimo a disposizione la bacchetta magica di Harry Potter… Pazienza. Le bici ci sono entrate, per fortuna. Ne abbiamo bisogno, dai, siamo nella città delle bici, ci dobbiamo pur integrare, no?
Mi sono pure sorpresa di essere riuscita a mantenere la calma nonostante problemi vari assai rognosi tipo: frigo rotto. Tatàn! Abbiamo solo la cucina di proprietà della padrona di casa e il giorno che dovevamo dormire per la prima volta nell’appartamento ci siamo accorti che il frigo non si raffreddava, nonostante fosse rimasto acceso per tante ore. E vai con il latte andato a male! Va beh, che ci dobbiamo fare? Siamo stati tre giorni senza frigo (una scocciatura immensa: non ti accorgi di quanto serva qualcosa finchè non funziona) e poi la padrona ne ha fatto portare uno nuovo che ha trovato il suo posto nel mezzo della stanza dietro al divano. Mi viene da ridere ogni volta che mi siedo a vedere la TV con il rumore del frigo dietro la testa. Ruzzola come una pancia in preda a un attacco di colite.
E non è finita qui, magari! La nostra lavatrice non ne ha voluto sapere di accendersi. L’aria ferrarese non è stata di suo gradimento, troppa umidità. E vai! Dopo giorni passati in un B&B avevamo la cesta dei panni da lavare così piena che anche spostarla di mezzo centimetro poteva provocarti il colpo della strega. Quindi, vai di corsa a comprare una lavatrice nuova… E poi, dulcis in fundo, la caldaia che non funzionava. Se non ho imprecato durante il trasloco, l’ho fatto durante la mia prima doccia. L’acqua usciva bollente (da cuocerci la pasta dentro la vasca, sul serio) gelida, bollente di nuovo e poi ancora ghiacciata, tanto per rinfrescarsi un po’, a intermittenza. Una gioia!
E c’è chi paga per farlo alle terme, io l’ho avuto gratis a casa. Ho fatto questo percorso Kneipp alle terme di Chianciano una volta e mi sentivano urlare dalle piscine. No, grazie. Questo tizio Kneipp avrà avuto una muta al posto della pelle, ma io no e per me è una tortura. E dopo queste avventure simpatiche ho continuato a rimanere imperturbabile, non con poco sforzo, è chiaro.
Ma, diciamo la verità… Ci sono stati momenti in cui avrei lanciato le scatole, ancora piene, dalla finestra pur di non dover mettere a posto più nulla. Quante cose ho buttato! È un po’ vero ciò che dicono: fare un trasloco equivale a subire un incendio. Io però un incendio l’ho subito quando vivevo in una cameretta a Londra e vi assicuro che c’è una differenza enorme. Vedere gli effetti personali e i ricordi a cui tieni sbriciolarsi nelle tue mani e scoprire che tutto quello che sei riuscita a salvare puzzerà di fumo per anni a venire non è proprio uguale a scegliere consapevolemente e in tutta calma cosa tenere e cosa no. Quindi questa “leggenda metropolitana” è corretta solo a metà.
E comunque resta il fatto che io sia un’accumulatrice seriale. Lo ammetto. E sono pure peggiorata da quando ho avuto abbastanza spazio da potermelo permettere. Per 7 anni ho vissuto in camerette minuscole in Inghilterra e traslocavo da una casa all’altra con un paio di valigie al seguito, quindi ero costretta a portare con me solo lo stretto necessario. Questa esigenza ha creato un mostro! Non butto via nulla… o almeno fino al trasloco.
Ho donato vestiti che non ricordavo nemmeno di avere. Alcuni poi li tenevo nella speranza di riuscire a smaltire la pancetta (non di maiale, parlo di quella che si è affezionata al mio girovita dopo la gravidanza) e di poterli indossare di nuovo. Sì, come no, ciao! E chiudo la parentesi qui, il discorso sarebbe troppo lungo…
Insomma, tirando le somme, è entrato in casa tutto il necessario e ora posso dedicarmi a ciò che amo fare! Era ora…
Negli ultimi giorni sono pure riuscita a pubblicare il libro su Kobo e ne vado fiera perché, nonostante sia alquanto imbranata e impedita tecnologicamente, sono riuscita a creare un file epub (i miracoli a volte accadono!) e a seguire tutta la trafila per renderlo disponibile. Ora non mi resta che tradurre “I Destinatari” in inglese (che non dovrei fare, si deve sempre tradurre verso la lingua madre, ma chiedere l’aiuto di un professionista mi costerebbe un tantino troppo – € 3000 circa, mica spiccioli!) e scrivere il continuo! Non vedo l’ora di cominciare, mi mancano i miei personaggi!
Anche per oggi vi saluto. Un abbraccio affettuoso a tutti.
Elisaxxx
P.S. Con Google Analytics vedo che i miei articoli vengono letti (sì, io Vi vedo!) e ho un bel numero di visitatori, allora perché nessuno mi lascia un commento? Dai! Non mi fate sentire come una pazza che parla da sola… (In effetti io lo faccio di continuo quindi già sono una matta conclamata, non è poi tutta colpa vostra).
P.S.S. E i vostri traslochi? Sono andati come il mio? Spero per voi di no…
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